Ad ogni attentato terroristico, si leggono decine di commenti – anche in sedi autorevoli – che affermano che l’Islam sarebbe intrinsecamente violento e non riformabile. Questa tesi a me sembra sbagliata e pericolosa. Pericolosa, perché anche se fosse vera, dove porterebbe? Ossia, che conseguenze pratiche avrebbe? Ammettiamo per un momento l’intrinseca violenza dell’Islam. Cosa se ne deve trarre? Non si presentano altre soluzioni, se non contrapporsi frontalmente a questo nemico della civiltà e dichiarargli una guerra senza quartiere. Ma siamo in grado di entrare in conflitto permanente con più di un miliardo di persone? È una prospettiva realistica e conveniente?
Soprattutto, però, la testi per cui l´Islam è di per se stesso violento è una tesi sbagliata. Fondamentalismo e terrorismo sono anzitutto invenzioni moderne e occidentali. Ci sono innumerevoli esempi di terrorismi nella nostra storia degli ultimi due-tre secoli: abbiamo insegnato noi al mondo che si tratta della modalità con cui ci si deve comportare nei conflitti asimmetrici. E ci sono innumerevoli esempi di letture fondamentalistiche della Bibbia. Guarda caso, in ogni contesto storico e geografico, nate sempre come “reazione” ad un cambiamento, dunque come una invenzione per esigenze momentanee.
Talora si obietta che quello islamico non sia terrorismo, ma jihad, ossia un fenomeno per così dire “autoctono” e intrinsecamente legato al Corano. Ma non credo si tratti di jihad, anche se ovviamente i terroristi hanno interesse a proclamarlo tale. Il jihad non è mai stata guerra asimmetrica con uccisione indiscriminata di innocenti – e, in quasi tutte le interpretazioni autorevoli (sia di autorità religiosi che di storici e filologi), non è nemmeno “guerra” nel senso di conflitto armato. Negli ultimi secoli le comunità islamiche sono state sovente molto meno offensive e bellicose di quelle occidentali (chi ha scatenato le guerre mondiali? I paesi islamici?). Il jihad odierno dei terroristi è una lettura astorica ed ignorante; ed è ignorante da parte nostra prenderlo per vero. È un po´ come se ci facessimo un´immagine dell’antica Roma sulla base dei centurioni con lo Swatch per le foto dei turisti al Colosseo. Si tratta di paccottiglia kitsch.
Inoltre, è semplicemente ridicolo pensare all’Islam come ad un monolite: non è credibile che un gruppo di più di un miliardo di persone non sia diviso al suo interno. Se parli con gli ortodossi di ogni ideologia/ confessione ti diranno che I riformati non esistono e sono semplicemente falsi e fuori dal gruppo. Conosco decine di cattolici che mi dicono che non sono cattolico perché sono a favore dei matrimoni tra omosessuali etc… Nell’Islam ci sono decine di correnti, a partire dalla bipartizione in sunniti e sciiti. La stragrande maggioranza dei musulmani – per fortuna – è in disaccordo con i terroristi, come non manca di affermare ogni volta, ad ogni livello, istituzionale e popolare. Criminalizzarli complessivamente e/o criminalizzare la loro identità religiosa (millenaria e gloriosa: dalla matematica alla medicina, dall´astronomia alla filosofia, dalla letteratura alla teologia!) non porta ad altro che ad aumentare il consenso per gli estremisti.
Se l’Islam per essenza fosse violento ed intollerante, non si spiegherebbe come per secoli l’Impero ottomano abbia avuto politiche di tolleranza religiosa migliori di quelle degli imperi cristiani, come ad esempio da quelle parti si siano potuti rifugiare gli ebrei in fuga dalla Spagna di Isabella di Castiglia, o come si sia potuto dare uno stato laico come la Turchia. È innegabile che oggi ci sia una tendenza alla radicalizzazione dell’Islam. Ma ogni idea, religione o ideologia è riformabile (o può prendere al contrario derive radicali). Da queste parti abbiamo bruciato Giordano Bruno, condannato Galilei (o ancora, nel novecento, Bonaiuti) e scomunicato Spinoza etc… L’opera di compattare i moderati di tutte le fedi e idee è l’unica strada possibile per superare la violenza, come è avvenuto in tutti i casi di terrorismo. Se ciò avviene, non resterà più alcuna maggioranza che potrà imporre una versione fondamentalistica e violenta della sharia.
A ciò si obietta che non è necessario che ogni fenomeno religioso seguirà il modello cristiano, che si è, almeno in parte, evoluto e riformato. Ma non sto affermando questo: penso anzi che sia persino difficilmente applicabile un concetto univoco di “religione” a fenomeni diversi nello spazio e nel tempo. Dico solo che non esistono essenze immutabili e irriformabili nei fenomeni sociali e culturali, e a riprova cito esempi per analogia, perché oggi troppo spesso si dice che il cristianesimo o l’ebraismo sono religioni “buone” e l’Islam invece è “cattivo”. Inoltre, laddove si sono riformati, ebraismo e cristianesimo sembrano essersi riformati piuttosto “per forza”, ossia perché costretti dall´esterno, dalla spinta di idee e movimenti anti-religiosi; e non tanto per virtù propria. Ci sono poi prove empiriche numerosissime che anche l’Islam ha potuto e può essere compatibile con i sistemi democratici e liberali occidentali
Per pensare ad un modello di Islam integrabile con i cosiddetti “valori occidentali”, non servono d’altronde molte astrazioni teoriche. Basta pensare alla stragrande maggioranza dei musulmani (chiamiamoli “moderati”, “riformati” o come vogliamo) che sono concretamente e realmente integrati in occidente, o a tutte le civiltà islamiche del passato che sono state tolleranti e hanno mostrato di saper vivere senza applicazioni radicali della sharia, pur autocomprendendosi come pienamente “ortodosse” e fedeli al messaggio del Corano. Si è dato e dunque si potrà ancora dare un Islam tollerante e moderato.
Certamente è vero che è in atto una deriva fondamentalistica. Ma essa è in atto anche dalle nostre parti. Spesso il fondamentalismo non è altro che la foglia di fico di disagi sociali, economici, culturali e politici. Ovviamente molti paesi, come ad esempio l’Arabia Saudita o l’Iran non sono modelli che vorremmo seguire. Ma ad esempio proprio la loro storia, ed in particolare la storia dell’Iran conferma la tesi che stiamo affermando. Si tratta di un regime in tutto e per tutto “ultramoderno”, ossia una invenzione recentissima: sino alla rivoluzione aveva uno stile di vita molto vicino ai modelli occidentale (se pur politicamente non liberale) e tuttavia concepito come compatibile con l’Islam.
L´unico modo per affrontare il fondamentalismo e il terrorismo è quello di cercare modelli di integrazione e di convivenza efficaci. Investire in ambito sociale, educativo, culturale. Potenziare tutti i luoghi in cui ci si confronta. Certamente occorre isolare e reprimere i focolai di violenza. Ovviamente serve salvaguardare la sicurezza. Ma l´idea di una sicurezza totale è un´utopia. E non credo che nessuno voglia vivere in una società militarizzata e continuamente sorvegliata. La “guerra” si vince sul lungo periodo.
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