“La precarietà uccide.” E uccide non solo “la dignità”, come titola Radio Vaticana – nel link qui sotto riportato – che edulcora e spiritualizza il messaggio del Papa alle “Settimane sociali”. “Uccide” – dice Francesco – “la salute”. Il problema è di corpo: di carne e sangue. In gioco c´è la vita delle persone e la loro salute fisica, oltre che morale.
Aspettiamo con ansia che tutti i cosiddetti cattolici seduti su poltrone di potere, politici cattolici, giuristi cattolici, banchieri cattolici, accademici cattolici, si alzino e prendano sul serio queste parole, perché dovranno un giorno rendere conto del potere loro affidato.
E aspettiamo con ansia che tutti gli uomini di sinistra seduti su poltrone di potere, politici di sinistra, intellettuali di sinistra, magistrati di sinistra, costituzionalisti di sinistra, sindacalisti di sinistra, si alzino e si ricordino su cosa si fonda la loro credibilità e legittimità, anche se nessuno li chiama più a rendere a conto di nulla.
Chi ha permesso la precarizzazione dell´esistenza di intere generazioni? Chi finge di non accorgersi che l´accumulo del debito è un macigno destinato a schiacciare le spalle dei figli? Chi passa la vita preoccupato a difendere solo i propri piccoli privilegi? Chi ha trasformato repubbliche, società e comunità fondate sul lavoro in agglomerati di individui orientati solo al profitto e al consumo?
E ancora: chi permette che un amministratore guadagni in media più di duecento volte quello che guadagna un dipendente – mentre solo cinquant´anni fa il rapporto era di venti a uno? Chi accetta che la sperequazione della ricchezza non possa essere arginata da nessun contropotere? Chi ritiene che le migrazioni siano un problema di decoro e di ordine pubblico, disturbando la vita tranquilla di società opulente? Chi dà per scontato che questo modello di organizzazione sociale sia l´unico possibile e non muove un passo per criticarlo e cambiarlo?
L´esclusione è un meccanismo sociale potente e primitivo. L´organizzazione verticistica e piramidale è connaturata alle comunità umane. Mentre però nelle visioni sacrali – nelle “gerarchie”, etimologicamente “ordini sacri” – la differenza di funzioni e di ruoli indica anche una differenza di natura: si ritiene cioè che chi è più in alto nei ruoli possieda anche una natura superiore. Una visione autenticamente religiosa, all´opposto, profana questa idea: Dio è uno ed è l´unico degno di lode, gli uomini dunque sono tutti uguali. La differenza di ruoli e responsabilità è solo un male necessario. Si tratta di una distinzione di funzioni, e non di sostanza, né di natura. Il potere è fardello di doveri e compiti affidati, non onore né gloria.
Più si è in alto, più si è chiamati a dover rispondere e a servire. La piramide viene capovolta. I potenti sono rovesciati dai troni. L´esclusione si ribalta. Come nel dipinto qui riportato, in cui alla fine è Lazzaro che sembra allontanare il ricco che lo caccia. Come nelle parole di una canzone dai ricordi di infanzia.
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